Il nichel è uno dei metalli più diffusi sulla Terra: è presente nel suolo, nell’acqua, nell’aria, nelle piante e quindi anche nella nostra alimentazione quotidiana. La sua diffusione lo rende praticamente ubiquo, tanto che tutti noi siamo esposti in diversi modi. Per la maggior parte delle persone il nichel non rappresenta un problema, ma in una quota di soggetti può scatenare reazioni cutanee e sistemiche, sia attraverso il contatto diretto che attraverso l’ingestione di alimenti ricchi di nichel.
Negli ultimi anni si è parlato sempre più di Sindrome da Allergia Sistemica al Nichel (SNAS), una condizione caratterizzata da sintomi che vanno oltre la classica dermatite da contatto, coinvolgendo la cute in maniera diffusa, l’apparato gastrointestinale e persino il sistema nervoso. Comprendere che cos’è il nichel, dove si trova e come ridurne l’esposizione è quindi fondamentale per chi soffre di questa sensibilità.
Che cos’è il nichel
Il nichel (simbolo chimico Ni) è un metallo bianco-argenteo, molto resistente alla corrosione. Viene largamente utilizzato in campo industriale per produrre acciai inossidabili, leghe metalliche, rivestimenti e oggetti di uso quotidiano. Ma la sua particolarità è la presenza diffusa nell’ambiente naturale: le piante lo assorbono dal terreno e di conseguenza molti alimenti ne contengono quantità variabili.
Questa caratteristica lo rende inevitabilmente parte della dieta umana, con un’assunzione media stimata tra i 200 e i 600 microgrammi al giorno, a fronte di un fabbisogno molto più basso. In soggetti sensibili, anche piccole quantità possono scatenare reazioni.
Dove si trova il nichel
Il nichel è presente in tre grandi categorie di fonti: alimenti, utensili e prodotti di uso quotidiano, ambiente circostante.
- Negli alimenti: legumi, cereali integrali, cacao e cioccolato, frutta secca e semi sono tra i principali veicoli. Alcune verdure come spinaci, pomodori, funghi, cipolle e lattuga contengono livelli più alti. Al contrario, carni, pesce, uova, latticini, patate e riso raffinato sono generalmente considerati a basso contenuto.
- Negli utensili e contenitori: pentole e padelle in acciaio inox, lattine, stagnola e contenitori metallici possono rilasciare nichel soprattutto se usati con alimenti acidi o per tempi prolungati.
- Nei prodotti di uso quotidiano: gioielli, orologi, occhiali, fibbie, monete, cosmetici e trucchi sono spesso fonti di esposizione. Anche il fumo di sigaretta contribuisce a introdurre nichel nell’organismo.
- Nell’acqua: l’acqua del rubinetto, se stagnante in tubature metalliche, può rilasciare nichel. In questi casi è consigliabile scartare i primi secondi di flusso o preferire acqua imbottigliata.
Nichel e salute: quando diventa un problema
La forma più conosciuta di reazione al nichel è la dermatite allergica da contatto, cioè l’eczema localizzato nelle aree che toccano il metallo (ad esempio lobi delle orecchie, polsi, addome con le fibbie dei pantaloni).
In alcuni soggetti, però, il problema non si limita al contatto: anche l’assunzione di nichel con gli alimenti può scatenare sintomi diffusi. È la cosiddetta Sindrome da Allergia Sistemica al Nichel (SNAS). I sintomi più comuni includono:
- arrossamenti e prurito diffuso,
- orticaria, eczema recidivante,
- gonfiore addominale, coliche, diarrea o stipsi,
- mal di testa, affaticamento, sintomi fibromialgici.
La SNAS è considerata una reazione di ipersensibilità cellulo-mediata (tipo IV), ma con caratteristiche peculiari: la risposta dipende dalla dose assunta e dalla soglia individuale di tolleranza.
Differenze tra tabelle dietetiche: Italia e linee guida internazionali
Un aspetto che crea spesso confusione è la mancanza di uniformità nelle tabelle degli alimenti ad alto e basso contenuto di nichel. Le differenze tra documenti italiani e internazionali derivano principalmente da tre fattori:
- Variabilità ambientale: il contenuto di nichel negli alimenti dipende dal suolo, dalle tecniche di coltivazione e perfino dalla parte della pianta consumata.
- Soglie diverse: non tutti gli studi definiscono allo stesso modo cosa significhi “alto contenuto di nichel”. Alcuni considerano >0,5 mg/kg, altri utilizzano parametri più bassi.
- Prudenza clinica: le linee guida italiane tendono a essere più restrittive, per ridurre al minimo il rischio di reazioni nei pazienti più sensibili.
Alimenti comuni a tutte le tabelle
- Ad alto contenuto: legumi, frutta secca e semi, cacao e cioccolato, cereali integrali, spinaci, funghi.
- A basso contenuto: carne, pesce bianco, pollame, uova, latte e derivati, riso bianco, patate, mele, pere, agrumi.
Alimenti controversi
- Alcune verdure (pomodori, asparagi, cavoli) compaiono come “da evitare” in alcune liste italiane, mentre internazionalmente sono talvolta considerate “moderate” o tollerabili con consumo saltuario.
- L’acqua del rubinetto è considerata fonte rilevante in Italia, meno in altre linee guida, dove prevale l’attenzione agli alimenti solidi.
Strategie per ridurre l’esposizione al nichel
Ridurre il nichel non significa eliminarlo del tutto — cosa impossibile — ma abbassarne il carico totale. Le strategie principali sono:
- Dieta mirata: iniziare con una fase di eliminazione (4-6 settimane) e poi reintrodurre gradualmente gli alimenti per individuare la soglia personale.
- Scelta degli utensili: preferire vetro, ceramica, teflon o acciaio di alta qualità; evitare cotture lunghe e acide in acciaio inox.
- Acqua e bevande: se si usa acqua di rubinetto, far scorrere i primi secondi o usare acqua imbottigliata. Limitare tè molto concentrati, cacao e caffè in eccesso.
- Prodotti per la pelle: scegliere cosmetici “nickel tested” con contenuto <1 ppm.
- Stile di vita: evitare fumo di sigaretta e gioielli non certificati.
Tabella pratica: alimenti ed esposizioni da controllare
Categoria | Da ridurre/evitare |
Da preferire/consentiti |
Legumi | Soia, fagioli, lenticchie, ceci, piselli | Limitare a piccole porzioni solo se tollerati |
Cereali | Integrali, avena, segale, farro, crusca | Riso bianco, pasta e pane raffinati |
Verdure | Spinaci, pomodori, funghi, asparagi, bietole | Patate, zucchine, carote, cavolfiori |
Frutta | Frutta secca, semi oleosi, uvetta, cacao | Mele, pere, banane, agrumi |
Dolci/bevande | Cioccolato, cacao, tè nero forte | Dolci senza cacao, tè leggeri, caffè con moderazione |
Proteine animali | Molluschi, crostacei | Carni bianche, pesce magro, uova, latte e derivati |
Conservazione | Cibi in scatola, lattine, stagnola a contatto con cibi acidi | Alimenti freschi, conservati in vetro o ceramica |
Esposizioni ambientali da evitare
- Utensili e pentole in acciaio inox con cotture prolungate e acide
- Contenitori metallici e lattine
- Gioielli e bigiotteria non certificata
- Cosmetici non “nickel tested”
- Acqua stagnante in tubature metalliche
- Fumo di sigaretta
Conclusioni
Il nichel è un metallo onnipresente, e per le persone sensibili rappresenta una vera sfida quotidiana. Le diete a basso contenuto di nichel hanno mostrato di poter migliorare i sintomi della SNAS e ridurre le recidive cutanee o gastrointestinali, ma devono sempre essere personalizzate e monitorate da uno specialista.
Non esiste una lista universale di alimenti proibiti: il contenuto di nichel varia e la tolleranza individuale è diversa per ciascun paziente. Per questo il percorso ideale resta quello di una fase di eliminazione seguita da reintroduzione graduale, accompagnato da strategie ambientali semplici ma efficaci.
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